Saper
fare alla perfezione quello che vi viene richiesto e detenere il sapere
specialistico, sono ancora la chiave del successo ? L'era industriale,
il cui trend è in declino, premia la capacità di auto-orientamento
e l'essere “artisti”, unici ?
Il
mondo è continuamente in cambiamento e ci troviamo di fronte, questa volta, a
un salto di discontinuità, ad un punto di non ritorno, oltre il
quale la situazione non sarà più come l'abbiamo conosciuta. La
messa in discussione e in moltissimi casi la crisi, del modello della
grande industria ha sconvolto l'intero sistema attorno al quale si
sono costruite le vite di innumerevoli generazioni.
Finora esisteva
un patto tacito di questo genere: le grandi organizzazioni si
prendevano cura degli individui: posto fisso, a tempo indeterminato,
università che garantiva uno sbocco occupazionale certo e sicuro,
carriera programmata, pensione ecc. In cambio di puntualità,
disciplina, stabilità. Ora questo accordo, per svariati motivi, è
saltato, come possiamo quotidianamente osservare.
Il sistema è
fortemente destabilizzato e offrire le stesse cose, le stesse
qualità, operare le stesse scelte, non garantisce più i vantaggi di
un tempo. Questo può costituire un'enorme e catastrofica minaccia
oppure può essere l'apertura di uno spiraglio, di un'opportunità.
Quale ?
Quella
di provare a svolgere il lavoro che ci piace davvero, di considerarlo
non come una condanna da sopportare fino ad un'illusoria età della
pensione, ma una dimensione della vita in cui esprimersi
pienamente, in cui liberare e dispiegare quel genio che c'è in
ciascuno di noi. Quella di trasformarci da vittime in
avventurieri, abbandonando la paura e quell'immobilità in cui aspettiamo
vanamente che qualcuno si occupi di noi, per provare a tracciare
autonomamente la nostra strada personale, creando valore per noi
stessi e per gli altri.
Le organizzazioni che anche in questo momento
critico sanno prosperare hanno compreso che quando non si sa come
sarà il futuro, non servono tanto le persone che hanno
interiorizzato il modello industriale, quello degli ingranaggi
standard e intercambiabili, ma occorrono persone chiave che sanno
fare la differenza nelle situazioni lavorative che si sono create o
in cui sono collocate. Che sanno far succeder le cose senza troppe
istruzioni o procedure e sanno instaurare e mantenere relazioni
ricche di valore e di umanità.
Nelle nostre occupazioni abbiamo bisogno di diventare artisti, ma non nel senso classico e
stereotipato del termine. Mentre i lavoratori delle industrie lottano
per sopravvivere, sono coloro che manifestano qualità “artistiche”
(es. spontaneità, rispetto degli altri, creatività, sensibilità,
cura della qualità ecc) che sanno distinguersi , essere speciali,
creare qualcosa di cui val la pena di parlare ed utilizzare, che
hanno successo e soddisfazioni.
Questi
temi, che vengono affrontati, discussi e sperimentati concretamente
all'interno dei miei
percorsi di sviluppo personale, partono tutti da due punti
ineliminabili:
-
il riconoscimento del proprio talento
-
l'allargamento della propria zona di comfort
Nel
linguaggio
comune
con “ talento”
si
definisce un’abilità che connota in maniera singolare un individuo
con
dei tratti eccezionali.
In
realtà è piuttosto
un’energia creativa che vive dentro ciascuno di noi. Vi si può
accedere in qualsiasi momento se ci si impegna e il
suo impiego permette di
manifestare la propria vera natura, portandoci verso la piena
autorealizzazione. Il talento
è quel tratto distintivo
che ci caratterizza, che ci definisce, ci rende unici: è la nostra
carta d’identità esistenziale. Scoprire questo
potenziale intimo e assecondarlo,
permette di trovare in se stessi tutte le risorse per seguire la
propria strada, per risvegliare la motivazione , far appassionare gli
altri e diventare carismatici, dei leader anzichè
dei follower.
La
“comfort zone” è una condizione mentale in cui la persona
agisce in uno stato di assenza di ansia, in un'area di sicurezza,
dove tutto è tranquillo, noto, senza grandi sorprese, con un livello
di prestazioni costante e senza percepire alcun senso di rischio. Una
condizione di familiarità e confidenza in cui la persona si trova
completamente a proprio agio, in totale relax. Può essere una zona
di passaggio in cui ricaricare le batterie e ripartire, ma più
spesso diventa uno stile di vita che evita tutto ciò che può
arrecare dolore, uno spazio di protezione, una trappola che ci
ingabbia nelle certezze per paura di cambiare, ma che ci fa perdere
un sacco di opportunità e ci impedisce di apprendere e svilupparci
continuamente.
L'abilità
di conoscere e utilizzare
il proprio talento e di allargare conseguentemente la comfort zone,
sono il punto di partenza per sviluppare quelle capacità
indispensabili per affermarsi nella attuale società
dell'interconnessione in cui ci si chiede essere se stessi, in continuo movimento e in
continua espansione!
Certo
non c'è scritto da nessuna parte che chiunque decida di migliorare
le proprie competenze diventi sufficientemente bravo per quello che vuole
fare. I nostri progetti, le nostre idee potrebbero non piacere a
quello che chiamiamo mercato. Ma ciò non significa essere un
perdente, potrebbe essere che vi state dedicando al campo sbagliato
o in modo prematuro o inefficace oppure …
Comunque vi rimarrebbe
la soddisfazione di averci provato e il successo interiore a volte lo
si misura non dalla meta raggiunta ma dal modo in cui abbiamo percorso
la strada.
“Caminante
no hay camino, hace camino el andar” Antonio Machado